Come usare un esposimetro senza impazzire
Qualsiasi fotografo che si rispetti conosce perfettamente il funzionamento di un esposimetro. Per tanto, troppo tempo, ho sentito dire che in fotografia bisogna sottoesporre per non perdere il dettaglio. No. Un fotografo deve saper esporre una scena correttamente senza perdere nulla, conoscendo le implicazioni e la logica che governano l’esposimetro. Amato, odiato, è l’unico mezzo che avete a disposizione per esporre normalmente (attenzione, non è detto che l’esposizione normale sia quella corretta per voi) le vostre immagini. Detto tra noi è meglio farselo amico e soprattutto fargli capire chi comanda, cioè voi. Vi do due notizie, una più confortante, una meno. La prima è che tutti gli esposimetri delle reflex sono progettati nello stesso modo, domato uno non avrete più problemi. La seconda è che alla fine dei conti l’esposimetro è riconducibile a un amico fedele ma stupido, e che vede il mondo tutto grigio.
Cerchiamo di capire come collaborare con questo strumento senza impazzire e scattare serenamente i nostri set.
Prima di tutto cosa fa un esposimetro? Misura la luce riflessa dagli oggetti che inquadrate con la vostra fotocamera, tutti gli oggetti, lo sfondo, il muffin, il piattino etc. Da questo capite quindi che nella scena non dovrà essere presente luce indesiderata.
L’esposimetro legge la luce con diverse modalità, ogni marchio proprietario le chiama con diversi nomi, ma possiamo ricondurli tutti a quattro sistemi: spot, parziale, media pesata al centro e valutativa.
Il metodo di lettura influisce molto sul risultato finale delle immagini. Con il sistema Spot l’esposimetro legge la scena in maniera puntiforme, ovvero in un’area molto ristretta, ciò significa che se alcune zone del frame sono troppo illuminate o troppo poco avremo un ritaglio (zone senza informazione) ne l’immagine finale, per questo si utilizza in condizioni di luci controllate o comunque non estreme.
Il sistema valutativo legge tutta la scena, è generalmente impiegato in tutti quei generi dove l’esposizione deve risultare leggibile in tutto il frame, come paesaggi o interni.
Il sistema parziale o la media pesata al centro leggono una porzione variabile dell’inquadratura, dando precedenza al centro (della zona di esposizione), in alcune fotocamere è possibile impostare il peso che deve avere l’area circostante al centro nella lettura.
Adesso focalizziamo la nostra attenzione su dove e come esporre per ottenere foto ben bilanciate da un punto di vista dei toni, cioè il ragionamento che dovremo fare per impostare valori di diaframma e tempo per avere una foto senza ritagli e con il giusto contrasto. Attenzione, questo articolo serve per capire il funzionamento di un esposimetro, per adesso quindi non terremo conto del raw, delle sue peculiarità e del modo migliore di affrontare lo scatto di un negativo digitale
Parleremo di grigio ma dimenticate i colori, per grigio intendiamo una miscela di bianco e nero dove il bianco sta per luce e nero per oscurità, in poche parole di tutti i toni di transizione tra il massimo e il minimo livello di luminosità.
Guardiamo l’esposimetro:
C’è una “scala graduata” con uno zero al centro, i valori positivi a destra e quelli negativi a sinistra (in alcune fotocamere può essere il contrario). Quando il valore di esposizione è impostato sullo zero abbiamo una foto normoesposta, quando è sulla destra dello zero abbiamo una sovraesposizione e a sinistra una sottoesposizione. Detto così sembra davvero facile, basterebbe puntare l’esposimetro sul mio soggetto, portare a zero e scattare, ma ahimè non è così, o meglio non sempre è così.
Come abbiamo detto l’esposimetro è affidabile ma non prende iniziative, non ragiona, esegue solo degli ordini, e per di più segue una logica tutta sua, legata a un valore di riferimento ben preciso, il grigio medio al 18% di riflettanza. Che significa? Cercherò di spiegarvelo con parole semplici.
Quando esponete non dovete indicare un valore tonale qualunque ma uno ben preciso, appunto il grigio medio al 18% di riflettanza (significa che riflette il 18% della luce da cui viene colpito, niente di complicato). Ogni esposimetro è costruito per riconoscere questo valore come il tono medio per eccellenza (se ve lo chiedete no non è un tono a caso ma frutto di studi), che per il nostro occhio sta a metà sta tra luce e buio, e coincide con lo zero della scala graduata.
Se scattando una foto di Food esponete sul vostro muffin, su un piatto bianco, sullo sfondo nero o su qualsiasi oggetto che non corrisponda a un tono grigio medio (ricordate non di colore grigio) otterrete una fotografia o troppo chiara o troppo scura.
Per quale motivo? Sempre per lo stesso, l’esposimetro non pensa, si fida, dà per scontato che voi indichiate un tono di esposizione corretto e accorda tutti gli altri in base a quello indicato da voi. In soldoni se gli dite che un piatto bianco è il riferimento lui lo trasformerà in tale, ovvero in un piatto grigio.
Vediamo in pratica cosa comporta un’esposizione “sbagliata”.
Foto a sinistra: ISO 100 35mm f/3.5 0.5 sec
Foto a destra: ISO 100 35mm f/3.5 1.3 sec
Nella prima fotografia ho esposto in modalità spot sul vaso bianco, mentre nella seconda fotografia ho esposto su di un cartoncino grigio medio al 18% di riflettanza, ovvero sul tono medio su cui è tarato l’esposimetro. Come potete vedere nella foto di sinistra il vaso è grigio, la foto è visibilmente sottoesposta, perché? Semplice, io ho detto all’esposimetro che quel vaso era il mio grigio medio e lui ha accordato tutti i toni dell’immagine in base alla mia scelta, sottoesponendo di conseguenza.
Guardando i valori di scatto ci rendiamo conto che la sottoesposizione è di 1 stop e 1/3, un valore abbastanza alto, considerando che ad ogni stop corrisponde il raddoppio della luce (o il dimezzamento a seconda di come si guarda la cosa).
Prima foto: ISO 100 35mm f/3.5 2.5 sec
Seconda foto: ISO 100 35mm f/3.5 1 sec
Lo stesso vale se esponete su un soggetto scuro, solo che in questo caso naturalmente otterrete una sovraesposizione, come potete vedere nella foto di sinistra dove il piatto è grigio e i petali dei fiori sono bruciati. In questo caso la sovraesposizione si valuta in 1 stop e 1/2.
Se ho esposto nello stesso set sul cartoncino grigio medio perché i valori delle foto correttamente esposte sono cambiati? Perché in realtà nella foto dell’uva ho spostato uno specchio per evitare il doppio riflesso sugli acini. Vedete perciò quanto l’esposizione sia delicata e cambi al minimo variare delle condizioni di luce, passando da 1.3 secondi della prima foto correttamente esposta a 1 secondo della seconda, con la differenza di 1/3 di stop. Perciò ogni volta che cambiano le condizioni di luce in un set cambia l’esposizione, un fattore da tenere in considerazione quando si scatta in luce naturale, visto come muta nell’arco del tempo.
Ma se non ho un cartoncino grigio al 18% di riflettanza non portò mai esporre bene? Assolutamente no! Dovete imparare a valutare la scena e capire quando dovrete sovraesporre o sottoesporre in base al vostro set e ai soggetti presenti nella scena (oppure imparate a leggere un istogramma, ma di questo parleremo più avanti).
Ricapitolando:
- Allestite il set e regolate la luce, solo una volta che tutto sarà come lo desiderate esponete, se cambiate le condizioni di luce dovete correggere anche l’esposizione.
- Tenete sempre in considerazione il metodo di misurazione del vostro esposimetro, se usate il valutativo dovete teoricamente fidarvi della valutazione fatta dalla fotocamera e portare il valore sullo zero. Ricordate però che questo metodo non è efficace in caso di illuminazione “estreme” come il controluce, le scene molto scure e quelle molto chiare, dovrete comunque correggere il valore di ev.
- Se parti del frame del vostro set sono bruciate o troppo scure ma il soggetto è ben esposto non dovete cambiare le impostazioni della fotocamera ma correggere il set, cambiare le impostazioni di scatto significa fare la somma di due errori e non risolverete il problema.
- Ricordate che è normale bruciare i riflessi su bicchieri, parti in metallo, vetro e porcellane, dovete sistemarli in fase di allestimento set e se sono irrilevanti ai fini della lettura della fotografia non considerateli in fase di esposizione.
Buona luce a tutti!
Ciao Stefania,
ho letto il tuo articolo con attenzione e ho iniziato a farmi delle domande. Per quanto riguarda il metodo di lettura della luce mi sono abituata ad usare solo la lettura spot. Mi chiedevo se è un comportamento corretto o se invece bisognerebbe valutare di volta in volta. Generalmente faccio coincidere il punto di lettura spot con il mio punto di messa a fuoco sul soggetto. Scatto sempre in live view su treppiedi. In fase di pre scatto valuto se ci sono delle zone particolarmente sotto esposte o sovra esposte. A quel punto faccio due tipi di scelte.: due o più scatti con diverse esposizioni che poi unisco con photoshop, oppure un unico scatto in cui cerco un giusto compromesso, dove questo sia possibile. Mi chiedevo se il mio è un approccio metodologicamente poco corretto che mi porta fuori strada, senza che me ne renda conto.
Non è sbagliato, se usi la luce ambiente a volte è difficile gestirla e quindi il montaggio in Ps diventa una scelta obbligata. Se possibile la cosa migliore è sempre la gestione del set con pannelli riflettenti e assorbenti, considera che se scatti in Raw il recupero delle alte luci è più facile di quello delle ombre e se hai il segnalatore delle alte luci attivate ricorda sempre che è riferito al jpeg contenuto nel Raw. Anche in luce ambiente, a meno di non scattare sotto il sole diretto, non mi è mai capitato di avere la gamma dinamica della scena superiore a quella del sensore, tanto da dover fare più scatti e riunirli in post. Quando uso questa tecnica lo faccio per gestire i riflessi delle superfici riflettenti in un set dove sono presenti anche alimenti con molta texture in cui magari devo usare luci più dure che crean spot sgradevoli su metalli e vetro.