Quale luce per la Food Photography
Naturale? Artificiale? Ambiente? Per scattare una buona fotografia di cibo che luce devo usare? La risposta è semplice, quella che preferisci, a patto che tu sappia cosa stai facendo. Nel corso dei lunghi anni che ho dedicato a questo genere fotografico, mi sono imbattuta in tantissime scuole di pensiero, più o meno severe. Per un fotografo che si rispetti la luce non è mai un limite, ma sempre un’opportunità. Non ci si può considerare “scrittori della luce” se si escludono a priori determinate fonti luminose, sarebbe come dire per un romanziere di scrivere solo con la Bic, o con la matita, non ha alcun senso.
Ogni tipo di luce ha i suoi pro e i suoi contro, riconoscerli come tali avvantaggia molto il lavoro, perché in base al risultato che dovremo ottenere potremo fare la scelta più vantaggiosa, sia in termini creativi che tecnici. Personalmente per lavoro mi ritrovo spesso nella situazione di totale assenza di luce naturale, oppure di averla per un breve periodo ma di fronte ad un lungo lavoro, che dovrà essere coerente dalla prima all’ultima foto, perciò mi affido alle luci artificiali. Capita spesso anche di dover comunicare quella che è la luce e l’atmosfera effettiva di un ristorante o di un locale, per questo motivo si deve spesso fotografare in luce mista, ambiente e flash, per avere una buona illuminazione del cibo e degli ambienti circostanti, che sia in linea con il brand che dobbiamo raccontare.
Immagini catturate durante un lungo servizio focalizzato sulle colazioni e la pausa pranzo per una catena di locali romani, protrattosi per molte ore ma che doveva ricreare la luce tipica del mattino (©Stefania Casali)
Lo stesso vale per il lavoro in studio, se chi ci commissiona le fotografie vuole un’atmosfera tipicamente solare ed estiva, e siamo nel mese di novembre nella pianura padana (non me ne vogliano i padani), o non accettiamo il lavoro, o impariamo a ricreare attraverso le luci artificiali gli effetti tipici della luce solare. Il problema principale della luce naturale (e spesso anche della luce ambiente) è che non è controllabile e quindi va interpretata. Non si può pretendere di ottenere una scena molto drammatica con ombre nette e scure da una giornata con il sole velato, a meno di un lungo lavoro in post produzione che spesso si traduce in una photoshoppata terrificante, con luci divine e pelli cadaveriche degne del miglior Tim Burton.
Foto eseguite in luce mista, per avere una corretta illuminazione del cibo ma raccogliendo anche il contributo della luce ambiente, per trasmettere l’atmosfera che il cliente troverà nel locale (©Stefania Casali)
Di contro la luce artificiale ha il grosso problema di essere costosa e ingombrante, per fare un servizio in loco si spostano grandi quantità di materiali che incidono molto sul budget generale. Lo stesso se si lavora in studio, è impensabile avere una sola lampada, perché se si rompe e dobbiamo fare un lavoro ci si ritrova fermi, quindi l’investimento è comunque da tenere in considerazione.
Quindi come destreggiarsi in questa giungla?
Prima di tutto è fondamentale saper lavorare in qualsiasi condizione luminosa, se non si ha confidenza e versatilità nei confronti di tutti i tipi di luce, potreste trovarvi di fronte a problemi insormontabili.
Sapere prima quante e che tipo di foto dovrete fare, che siano per voi e ancor di più se sono per un cliente con le idee chiare, che ha pretese ben precise, credetemi non si accontenterà di quello che c’è.
Valutato il tipo di foto ragionate sulla soluzione migliore. Se ad esempio la luce naturale è adatta, ma il lavoro è lungo, per forza di cose dovrete usare le luci artificiali, cercando magari di ricreare la luce presente nella location. Diversamente dovrete recarvi più volte in loco per terminare il lavoro con inevitabile innalzamento dei costi, e questo potrebbe tagliarvi fuori dal mercato, sempre poi nella speranza che la luce naturale resti costante nei diversi giorni. Di contro, se dovete fare 20 foto per uso social magari di un mercato, è inutile spostarsi con quintali di attrezzatura per mostrare la propria competenza, rischiate solo di danneggiarla e nessuno ve la ripagherà.
Fotografie scattate in luce ambiente durante un evento dedicato al food (©Stefania Casali)
La parola d’ordine è efficienza, sapere esattamente cosa vi serve e perché, prevedere le criticità, ed avere sempre diverse soluzioni a portata, che non significa avere più attrezzatura ma semplicemente molta competenza tecnica, che vi permetterà una maggiore espressione artistica.
Quindi in definitiva usate la penna che vi permetterà di scrivere al meglio quella specifica storia.
Buona luce a tutti.